Ci siamo, scatta inesorabilmente la discesa verso la fine dell’anno. Ho sempre amato questo momento. Non sono una persona da veglione, trombette e botti dell’ultimo, ma decisamente adoro il 30 dicembre, quel momento che precede la festa, quello spazio intimo d’attesa in cui si raccolgono pensieri, emozioni e promesse tra sé e sé, e si ripercorre il viaggio degli ultimi 364 giorni. E’ come salire su un ottovolante e viaggiare nel tempo, ad ogni fermata s’incontrano eventi, persone, luoghi e colori che hanno abitato questo 2014. Qualche tempo fa, mi sono imbattuta in una frase di un artista ed architetto austriaco di una semplicità assoluta : “If we do not honour our past, we lose our future, if we destroy our roots we cannot grow” F. Hundertwasser – Se noi non rendiamo onore al nostro passato, perdiamo il nostro futuro e se distruggiamo le nostre radici, non siamo in grado di crescere-. Appena l’ho letta è stato come se dal mio sguardo fosse partita alla volta del cielo una lanterna volante. Ecco, ciò che cerco, con tutta me stessa, di fare nel mio lavoro e nella mia vita – rendere onore al passato, aiutare le persone a comprenderlo, qualche volta ad accettarlo e qualche altra volta riservargli un inaspettato abbraccio. Perché è da lì che tessiamo il nostro futuro e da lì che scopriremo nuove possibilità e da lì che riconosceremo chi siamo. Il mio augurio è di accogliere le nostre radici, di portarle con sé con consapevolezza, di riporle in un taschino vicino al cuore, per spingerci a crescere, a creare, a trasformare ciò che desideriamo cambiare. Il mio augurio per il prossimo anno è proprio questo: avventurarsi in quelle parti di noi, rimaste inesplorate. Non aver paura di inciampare, di fare scommesse, di costruire sogni nuovi, di trovare il coraggio di dire “no”, di immergervi in nuovi incontri, di danzare con i vecchi amici anche in un’ imperfetta sintonia, di fare pezzi in salita dove il fiato è corto, di creare alchimie inaspettate con le parole di un libro e di emozionarsi per quello che siamo riusciti a conquistare: noi stessi. Ogni giorno di più. Buon 2015!
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Studio di Psicologia e di Psicoterapia ad Abbiategrasso: perché chiedere aiuto.
Ho scritto diversi articoli sull’importanza di rivolgersi ad uno psicologo, psicoterapeuta quando si riesce a chiedere aiuto (vedi 101 motivi per andare dallo psicologo). Spesso incontro famiglie e genitori nelle diverse scuole o nei servizi territoriali in cui collaboro, e nel primo colloquio emerge la difficoltà e la titubanza di rivolgersi ad uno psicologo. I genitori e le famiglie esprimono, con molta sincerità (che apprezzo), le perplessità e le resistenze ancora diffuse rispetto alla possibilità di chiedere una consulenza psicologica.
L’altro giorno, una signora mi rivela – Devo essere sincera, se qualcuno mi avesse detto che sarei stata qui con lei a parlare oggi, non gli avrei creduto…ma devo ricredermi, è utile, non si viene giudicati per le cose che non vanno. Si cercano delle soluzioni e ragionare in questo modo è diverso e mi piace -. Io credo che uno dei motivi, tra gli altri, che spesso ostacolano questa possibilità, è relativa alla difficoltà di chiedere aiuto, in qualche modo chiedere aiuto viene vissuto come un’inadeguatezza, una sorta di fallimento, una dichiarazione di fragilità e vulnerabilità. Eppure la capacità di chiedere aiuto è una risorsa fondamentale nella vita. Pochi sanno che anche noi del mestiere, per prepararci e formarci in questa professione abbiamo dovuto imparare a chiedere aiuto. Possiamo studiare anni, aver sete di conoscenze e continuare ad aggiornarci, possiamo fare le migliori psicoterapie, e fare esperienza in mille servizi diversi, ma la capacità di riflettere sulle nostre difficoltà, sulle nostre storie, è fondamentale se si vuol fare bene questo lavoro. Chiedere aiuto è una competenza preziosa, spesso sottovalutata, talvolta dimenticata. Viviamo in una società individualista e competitiva che, in qualche modo promuove implicitamente il mito del doversi arrangiare, “chi fa da sé fa per tre”, meno ci si mostra con le proprie difficoltà meglio si appare, perché questo rimanda un’immagine di forza inautentica e rinforza il mito del “faccio tutto da me”. Chiedere aiuto permette di osservare le nostre difficoltà, le nostre paure, le questioni che si sono ingarbugliate con il tempo e che ci privano di energie. Chiedere aiuto permette di guardare cosa sta succedendo in noi, nelle relazioni importanti, nelle emozioni taciute e congelate. E’ un’operazione che richiede coraggio ma da cui si possono trarre diversi benefici.
Permette di fare pace con quei dolori rimasti in sospeso sepolti da qualche parte nel nostro corpo, permette di introdurre delle varianti nella nostra storia, permette di decidere cosa si vuol modificare. Chiedere aiuto permette di agire delle trasformazioni, permette di ascoltarsi, scegliendo di trasformare le difficoltà che ci attraversano, in possibilità di cambiamento e di crescita. Ecco perché ho deciso di pubblicare questo video che trovo molto bello, intriso di umanità. Spero che aiuti a sfatare quel mito che gli psicologi non hanno problemi, non si arrabbiano, non litigano, non chiedono mai aiuto…