Ogni psicologo quando si specializza cerca un orizzonte teorico in cui riconoscersi, identificarsi, appartenere. Il percorso che mi ha condotto alla scelta della specializzazione in qualche modo mi ha spinto a domandarmi seriamente che tipo di psicoterapeuta volevo diventare. L’ intraprendere lo studio dell’approccio Familiare e Relazionale ha rappresentato per me una rivoluzione nel mio modo di pensare, sentire e studiare la psicologia. Ho scelto questo approccio perchè credo che il nostro modo di vivere ed intessere i legami, il nostro stare al mondo sia strettamente connesso con le esperienze delle relazioni che abbiamo vissuto e con l’ambiente, le storie, le persone con cui siamo entrati in contatto direttamente e non. Mi hanno sempre affascinato le relazioni e l’intricato intreccio emotivo spesso nascosto, immancabilmente sotteso che rivela la storia di ognuno di noi, tanto da poter essere descritta anche come una storia di legami. Lavorare per alcuni anni in molti contesti differenti, dai centri socio-educativi alle comunità terapeutiche mi ha spinto a scegliere una psicologia che potesse incontrare maggiormente i bisogni delle persone, che fosse vicina alle problematiche che le persone affrontano nella quotidianeità, che potesse diventare uno strumento per cercare di vivere meglio.
Diventare una Psicoterapeuta Familiare e Relazionale mi ha insegnato a formulare nuove ipotesi ed a comprendere che per uscire da una situazione di crisi, da un disagio, da un momento di empasse bisogna provare a cercare nuove strade, introdurre nuovi modi di pensare.
Credo che la Psicologia dovrebbe fare questo: rendere possibile la ricerca del benessere, migliorare la vita delle persone, far sperimentare ad ognuno di noi che è possibile, costruttivo e vitale mettere in discussione ciò che si desidera cambiare, in fondo “crescere“.