ReLOVEution 10 anni per i diritti umani con Soleterre

In questi giorni l’Associazione con cui collaboro da diverso tempo ormai, compie dieci anni. Il mio percorso professionale e umano attraverso la partecipazione in questa Organizzazione Non Governativa disegna  un’ evoluzione che potrebbe evocare la metamorfosi che vive un bruco.  Ho cominciato la mia esperienza con Soleterre nel 2008 e ciò che credevo di essere all’epoca, era senza dubbio alcuno, un bruco. Probabilmente un bruco dall’aria curiosa e vivace, con una grande passione e dedizione per il terzo settore, pronta ad utilizzare  una serie competenze teoriche e pratiche che affinavo da anni. Oggi, se poso lo sguardo su me stessa, sullo staff con il quale lavoro, sulle donne  accolte e sostenute al Centro, sui numerosi laboratori realizzati con le famiglie di migranti, sui ragazzi accompagnati nel delicato processo di ricongiungimento familiare e di integrazione sociale, mi sembra di poter assomigliare a quella farfalla, quella arancione, che si posa sulla scritta “Soleterre-strategie di pace”. Forse è una farfalla capace di attuare rivoluzioni d’amore.

Distacchi

Alba, Ottobre 2012

“La separazione da persone, da luoghi, da cose, da ideee persino da parti di noi stessicomporta un disagio, inquietudine, senso di vuoto e di smarrimento.Non si tratta solo di nostalgia per ciò che si perde.Nel distacco vissuto come perdita avvertiamo il senso di un disordine minaccioso…a tutto questo ci si può abbandonare indifesi, come in una barca alla deriva, oppure si puòindividuare una direzione e remare.Nessuno può fornire ricette per non soffrire dei distacchi.Ma capire e accettare che si vive e si cresce solo attraverso piccole e grandi separazioni è un modo per navigare la barca.”

G. Schelotto tratto da “Distacchi e altri addii”

La valigia del migrante

Un laboratorio all’interno dei progetti di  sostegno alle relazioni familiari  transnazionali di cui mi occupo per l’ Associazione Soleterre-Strategie di pace-.

Un percorso di gruppo rivolto alle famiglie dei migranti. Quali aspettative, oggetti, dubbi e timori ho portato dentro alla valigia con cui sono arrivato in Italia?

Quali sogni ho dovuto accantonare, quali paure ho dovuto affrontare per adattarmi a questa nuova vita? Quali oggetti hanno reso la mia quotidianeità più familiare? Una foto, un telefono, forse una collana da tenere sempre al collo. Quanti incontri hanno colorato le mie domeniche e mi hanno fatto sentire meno solo… Quante cose nuove ho imparato  in questa esperienza. In quante famiglie ho abitato   in  quest’ultimi anni?

Queste ed altre ancora, le domande che affiorano durante gli incontri.

Un viaggio per narrare la propria vita all’interno di quella che viene definita ” esperienza migratoria”. Una storia che ha radici lontane nel tempo,  che ritrova un futuro talvolta amaro, talvolta inaspettato,  ma non solo. La sfida è quella di recuperare i “progetti dimenticati”, le speranze ancora illuminate, i talenti e le capacità riscoperte, nonostante tutto: la distanza dai propri affetti, le difficoltà nel mondo del lavoro, la fatica di immaginarsi il proprio domani. Per recuperare “quella valigia” e meravigliarsi di trovarla diversa.

Dai tetti di Lviv: uno sguardo sulla nuova Ukraina.

Missione a Leopoli (Lviv), Marzo 2012 con lo staff di Soleterre.

Camminare per le vie di Lviv ti stimola ad indossare un paio di scarpe nuove, possibilmente alte, sottili ed eleganti. Camminare per le vie di Lviv significa  indossare scarpe diverse per affrontare con un altro passo ciò che la città è pronta a mostrarti. Camminare per le vie di Lviv non è sempre facile, a volte hai l’impressione che le persone siano come istrici, pronte a mostrare gli aculei per difendersi, imprevedibili nelle loro reazioni. Talvolta camminare per le vie di Lviv ti affascina per la molteplicità degli angoli della città, curati come gioielli, per l’espressione severa sul viso delle persone che è capace di trasformarsi in un sorriso inaspettato in un istante, al tuo pronunciare una parola nella loro lingua “diakuiu, dopobacina…”.

Camminare per le vie di Lviv significa meravigliarsi per la bellezza dei colori e della luce riflessa sulle architetture dei palazzi rinascimentali e gotici. Camminare per le vie di Lviv significa perdere il senso del tempo tra le bancarelle del mercato dell’artigianato tra uova colorate, camicie ricamate e tappeti di pecora. Camminare per le vie di Lviv ti conduce all’Università del Politecnico dove in un congresso internazionale sulle famiglie transnazionali gli invitati restano inchiodati alla sedia dalle 9:00 del mattino fino alle 18 e 30 di sera, composti e  senza batter ciglio. Tuttavia alla vista di un video in cui non si celano vissuti emotivi intensi legati al tema della migrazione ucraina, gli stessi invitati dall’ aplomb impeccabile si accendono come fuochi d’artificio, pronti a lasciar traccia delle loro idee. Camminare per le vie di Lviv ti fa provare una certa malinconia per tutte quelle donne che hai incontrato e che ti hanno raccontato che sono state costrette ad emigrare. Camminare per le vie di Lviv non ti lascia indifferente, quando incroci lo sguardo di certe persone anziane, non puoi fare a meno di pensare come dev’esser stata dura la loro vita sotto il regime comunista. Camminare per le vie di Lviv ti conduce sempre in due posti: uno è il teatro dell’Opera e l’altro è il Palazzo del Sindacato, due volti della stessa città, il primo è suggestivo, antico ed affascinante, l’altro è enorme, austero e trascurato.

Camminare per le vie di Lviv ti fa comprendere quanto la città e i suoi abitanti, sia abituata ad essere considerata come un oggetto da rivendicare, contendere, un terreno da annettere. Il suo essere contesa continuamente da diverse nazioni, tra cui la Russia, l’Austria, la Polonia, ha indurito i tratti delle persone, li ha resi più forti perchè hanno saputo resistere. Camminare per le vie di Lviv ti ricorda questo, il loro modo di camminare disinvolto, la loro postura rigida, la loro diffidenza, il loro tenere il punto è segno di quella forza e tenacia che hanno dovuto imparare a mostrare e che, ancora oggi non vogliono perdere.Camminare per le vie di Lviv significa salutarla attraverso il congedo emozionato di Yarina che alle mie parole “Papà Yarina” ( Ciao, Ciao Yarina) incredula  mi bacia “all’italiana”.  Camminare tra le vie di Lviv ti imprime addosso l’odore del thè alla menta e cannella e lascia dentro di te uno spazio bianco, ancora da scoprire.